Bonus da 100 milioni? Altman rilancia sull'offerta di Zuckerberg per trattenere talenti
Dopo la fuga di talenti verso Meta, OpenAI promette migliori compensi e misure per trattenere i suoi migliori ricercatori. Ma basterà?
“È come se qualcuno fosse entrato in casa nostra per derubarci”.
Con queste parole, il Chief Research Officer di OpenAI, Mark Chen, descrive il clima che si respira oggi nei piani alti della compagnia. L’allusione non è casuale: Meta sta attirando a sé alcuni dei più brillanti ricercatori del colosso guidato da Sam Altman, offrendo compensi da capogiro che, in alcuni casi, arrivano fino a 100 milioni di dollari come bonus di ingresso.
L’aggressiva campagna di assunzioni lanciata da Mark Zuckerberg mira a rafforzare la posizione di Meta nell’ambito dell’intelligenza artificiale, cercando di recuperare terreno rispetto ai competitor come Google, Anthropic e la stessa OpenAI. Tra i segnali più chiari di questa strategia c’è anche il recente investimento nella startup Scale AI.
Per OpenAI, questa emorragia di talenti rappresenta un campanello d’allarme. In un memo interno riportato da WIRED, Chen ha rivelato che l’azienda è “più proattiva che mai” e pronta a “ricalibrare i compensi”, oltre a voler studiare soluzioni creative per premiare il personale di alto livello. Un cambio di passo netto rispetto a una cultura aziendale descritta da alcuni come estremamente esigente, con ritmi da 80 ore settimanali che hanno generato stress e burnout diffusi.
Il problema non è solo economico. Il passaggio di OpenAI da laboratorio di ricerca a realtà commerciale ha generato malcontento in parte del team, che si sente allontanato dalla missione originaria dell’azienda. Meta, dal canto suo, offre non solo stipendi stellari, ma anche un’idea di rinnovata centralità per i ricercatori.
OpenAI ha invitato i dipendenti a “non farsi distrarre dalle offerte”, ma competere con centinaia di milioni in bonus è tutt’altro che semplice. I vertici della società stanno ora affrontando i singoli ricercatori uno per uno, cercando di convincerli a restare, descrivendo le proposte di Meta come “missioni secondarie” rispetto alla portata storica del lavoro di OpenAI: sarà sufficiente questa nuova linea per fermare la fuga verso Menlo Park? Oppure la cultura interna dovrà cambiare in modo ancora più radicale per trattenere chi, oggi, sta costruendo il futuro dell’AI?
Fonte: WCCFTech