Mario Kart World, la recensione: un'evoluzione che cade quando cerca di farsi rivoluzionaria

Mario Kart World migliora in (quasi) tutto la formula di Mario Kart 8 Deluxe, ma scivola proprio nel momento in cui cerca di rivoluzionarla con l'open world.

Mario Kart World, la recensione: un'evoluzione che cade quando cerca di farsi rivoluzionaria
Mario Kart World è forse il capitolo più importante della saga... ma sarà anche il migliore?

Unico titolo first-party degno di questo nome lanciato insieme a Nintendo Switch 2, Mario Kart World ha tantissimo da dimostrare. Arriva in un momento strategico per il futuro della Grande N: la prima Switch è stata un successo planetario e l’obiettivo è quello di bissarlo o, almeno, di non allontanarcisi troppo.
Per sostenere le vendite di una nuova console, però, il software è imprescindibile, e Nintendo Switch 2 ha davvero poco dalla sua. Certo, c’è CyberPunk 2077, un gioco vecchio di quattro anni e mezzo, e ci sono Street Fighter, Bravely Default, due capitoli di The Legend of Zelda e una manciata di altri titoli minori: tutti (o quasi) sono porting, remastered, remake o conversioni potenziate nella grafica per la nuova console. Chi vuole qualcosa di originale e di nuovo, deve andare su Mario Kart. Al contempo, ci sono ottime possibilità che chiunque acquisti una Switch 2 abbia già giocato a Mario Kart 8 Deluxe, il monumentale capitolo uscito per Switch otto anni fa e da allora continuamente aggiornato con nuovi personaggi e mappe.


La (pesante) eredità di Mario Kart 8 Deluxe

Ecco, l’eredità di Mario Kart 8 Deluxe è pesante per il nuovo capitolo della saga spin-off mariesca. Così pesante da essere sia insostenibile che ingiusta. Insostenibile perché, se guardiamo alla semplice mole di contenuti, World sfigura davanti al predecessore. Ingiusta perché non solo Mario Kart 8 Deluxe ha raggiunto la sua "forma finale" dopo quasi un decennio di supporto continuo e amorevole, ma anche perché già al lancio si trattava del porting di un titolo lanciato quattro anni prima, che nel mentre aveva a sua volta ricevuto aggiornamenti gratuiti e DLC che ne hanno ampliato la formula di base.

Paragonare l’ultima versione di Mario Kart 8 Deluxe alla prima di Mario Kart World è sbagliato e fuorviante. Riaggiustando l’equazione, possiamo però dire che in questo nuovo capitolo c’è almeno tanto quanto c’era in Mario Kart 8 all’inizio, se non qualcosa in più. C’è lo stesso numero di piste e c’è una modalità in più - Sopravvivenza, ci arriveremo - ma c’è anche un numero enorme di personaggi sbloccabili, di kart da collezionare e di costumi per Mario, Luigi, Peach e compagnia. Insomma, a livello di quantità ci siamo: è ovvio che Mario Kart World diventerà come Mario Kart 8 Deluxe, ma perché arrivi a quei livelli ci vorranno anni. Giocando alla versione 1.0, insomma, l’impressione è quella di trovarsi di fronte a un prodotto che funziona, ma che presenta dei sistemi chiaramente pensati per essere scalabili nel tempo.

Altra questione è come quel contenuto viene somministrato al giocatore, perché ancor prima di scendere in pista ci sono alcune storture che meritano di essere evidenziate. La prima sta nella scelta e nello sblocco dei personaggi: la schermata di selezione del pilota è caotica, dal momento che non mostra le statistiche dei personaggi (che però cambiano tantissimo!) e non raccoglie nemmeno i costumi alternativi dello stesso PG uno accanto all’altro, forse per dare l’idea di un roster sterminato che semplicemente non esiste.

Sia ben chiaro: la mole di figuri tra cui scegliere è elevata, tra gli originali e quelli sbloccabili. Peccato che sbloccarli sia un processo del tutto casuale: ben 26 creature possono essere ottenute come pilota una volta che Kamek - uno degli oggetti di gioco - trasforma il giocatore in una loro copia durante una corsa. Poco male, direte voi. E vi sbagliereste: ottenere Kamek è difficile e, comunque, una volta che lo avrete usato non sarete voi stessi a trasformarvi, ma tutti gli altri piloti. Ergo, per sbloccare un nuovo pilota dovrete sperare che un avversario o una CPU entri in possesso dell’oggetto, che lo usi e che la trasformazione casuale tra le 26 disponibili sia una di quelle che ancora non avete ottenuto. Il risultato? Si arriva facilmente alla fine dei contenuti single-player senza aver completato il tabellone dei piloti.

24 piloti ai blocchi di partenza

Scelto il nostro alter ego, potremmo metterci alla guida, e anche qui l’aspetto quantitativo sembra sovrastare quello qualitativo. Le vetture disponibili sono tante, ma l’UI delle statistiche è imprecisa e non considera valori invece fondamentali, come la velocità del veicolo sullo sterrato, ma si tratta di una mancanza a cui si può far fronte con un po’ di pratica con le varie combinazioni tra autisti, kart e motociclette, fortunatamente. A farci chiudere un’occhio è anche il sistema di guida, che è senza alcun dubbio il migliore mai visto in tutta la serie: i kart sono reattivi e finalmente viene abbandonata la distinzione alla guida tra auto e moto in favore di un approccio del tutto identico tra le une e le altre, che favorisce pure la sperimentazione con ibridi a tre ruote, cingolati e persino qualche motoslitta.

Scesi in pista, i piloti sono più scattanti che mai, il feeling alla guida è ottimo e anche le classi inferiori - la 50cc, soprattutto - non sembrano così lente come lo erano in passato. Merito anche di una pesante revisione del bilanciamento degli oggetti, pensata per ridurre la durata di quelli più potenti (e distruttivi nei confronti di chi viene colpito, come il fulmine) e per fare in modo che - quasi - nessuno porti allo stop completo del kart, o che quantomeno sia possibile ripartire e tornare alla velocità massima nel giro di qualche secondo. Mario Kart World porta con sé alcuni nuovi oggetti, gran parte dei quali però non si distingue per originalità e potenza: il fiore di ghiaccio non è poi troppo dissimile da quello infuocato, il guscio d’oro è un buon escamotage per raccogliere monete ma nulla di più, la piuma ci è parsa più un ostacolo che un miglioramento. Decisamente più intrigante è invece il Martello, che aggiunge una nuova dimensione offensiva alle scorribande per il Regno dei Funghi.

Diciamo “scorribande” perché questo sono le corse di Mario Kart World: la componente di attacco e, di conseguenza, quella di difesa ha qui la meglio sulla corsa pura, per una ragione molto semplice. Una delle novità strutturali è l’ingrandimento dei blocchi di partenza fino a 24 concorrenti. Cambiamento che ha senso in alcune modalità, come la Sopravvivenza, ma che nel Gran Premio rende le corse ancor più caotiche che in passato, al punto che il ribaltone è sempre dietro l’angolo e arrivare consistentemente primi, nei 150 cc, pare molto più una questione di fortuna che di abilità. Certo, per posizionarsi nelle posizioni alte della classifica occorre avere dimestichezza con il proprio PG, con la sua vettura e con i tracciati, ma la differenza tra chi arriva primo e chi arriva quinto spesso sta in un guscio rosso lanciato al momento giusto (o in quello sbagliato: fate voi).

Di converso, è anche facile recuperare le posizioni perse a causa di una caduta in un burrone o dell’accanimento di alcune CPU nei nostri confronti: le corse restano aperte fino all’ultima curva dell’ultimo giro, almeno nelle classi più alte. Questo nel Gran Premio, almeno. In Sopravvivenza - una corsa a perdifiato, senza interruzioni, tra sei tracciati di gioco e i relativi collegamenti - l’inclusione di 24 corridori, tra umani e CPU, è assolutamente perfetta: qui una manciata di piloti vengono eliminati a ogni giro, perciò l’obiettivo non è quello di tagliare il traguardo per primi ma di non arrivare ultimi. È un po’ un battle royale in salsa Mario Kart: dobbiamo ammettere che la formula è semplicemente geniale e si presta a una rigiocabilità enorme, soprattutto in multiplayer.

Ottimi circuiti, ma i Gran Premi...

Come dicevamo poche righe sopra, la modalità Sopravvivenza ci porta a sfrecciare tra sei tracciati e i relativi collegamenti. Questo perché Mario Kart World adotta una struttura tutta nuova per le piste: queste ultime - 32 in totale, per ora - sono collegate le une alle altre con un sistema di 172 autostrade, gallerie, ponti e via dicendo, creando un mondo aperto e strettamente interconnesso che, prima del lancio, è stato (erroneamente, a nostro parere) paragonato a quello di Forza. In Sopravvivenza, il risvolto di questa impalcatura è che su ogni tracciato si compie un solo giro, a cui segue una corsa a perdifiato verso la pista successiva, sulla quale si gira una volta sola prima di ripartire, e così via. Qui, questa struttura ha senso: sei giri, ciascuno su un percorso diverso, per una formula senza interruzioni, al cardiopalma e di durata relativamente breve.

Il grosso, grossissimo problema di Mario Kart World è che la medesima struttura viene replicata anche nel tradizionale Gran Premio. Ciascun GP è ancora composto da quattro gare, ma solo la prima si articola su tre giri della medesima pista. Le altre, invece, prevedono un giro sul tracciato di partenza, uno sulla strada che lo collega al successivo, e infine un ultimo sul tracciato di arrivo. Il risultato è paradossale: sulla prima pista si corre per quattro volte, sulla seconda e sulla terza due, sulla quarta (la più difficile) una sola.
È un problema per due motivi. Il primo è che le sezioni di collegamento sono generalmente poco ispirate, dal momento che in gran parte dei casi si tratta di lunghi rettilinei disseminati di cubi colmi di oggetti: sono delle parentesi per respirare tra il primo e il terzo giro, dove la varietà di percorsi alternativi si riduce, le posizioni in classifica si cementano e il ritmo rallenta.

In secondo luogo, che questo approccio annacqua l’identità dei tracciati veri e propri. Che però - e lo si vede benissimo nella Corsa a Tempo, l’unica modalità che mantiene i tre giri sulla stessa pista tipici dei Mario Kart “tradizionali” - sono progettati in maniera quasi maniacale, al punto che possiamo considerarli almeno in pari con quelli di Mario Kart 8 Deluxe, se non addirittura migliori.
Ogni percorso è un’esplosione di scorciatoie, vie alternative e segreti da scoprire che premiano non solo l’”esplorazione” da portare avanti con calma nella modalità open world, ma anche l’audacia nell’utilizzo dei boost e dei salti caricati.

Questo anche perché il grande cambiamento a livello di gameplay di World sta proprio nella possibilità di premere ZR per caricare un salto anche in rettilineo, da usare per darsi elevazione, spostarsi a destra o a sinistra sulle tante rotaie e ringhiere che si trovano su ogni pista e utilizzare un mini-turbo del tutto simile a quello scatenato dalle derapate. Questa aggiunta è alla base della varietà di approcci che ciascun pilota può portare sull’asfalto: c’è chi preferirà sfrecciare “alla vecchia” incanalando un miniturbo dietro l’angolo sfruttando le curve e le traiettorie perfette, chi cercherà minuziosamente tutte le rampe per saltare, fare acrobazie e planare al di sopra degli avversari, e chi si immergerà nell’anima profondamente coreografica di Mario Kart World passando da una ringhiera all’altra e correndo sui muri. La varietà di approcci non è mai stata così alta, e l’ottimo design dei circuiti è ciò che la rende possibile.

L'open world, croce e delizia di Mario Kart

Tanto sono buone le piste, tanto è migliorabile la modalità open world. Modalità che Mario Kart World sembra quasi voler nascondere, tanto che non c’è un elemento dell’UI dedicato nella schermata principale di gioco. Una volta entrati nel mondo aperto si capisce presto il perché. È possibile scegliere qualsiasi pilota e qualsiasi kart e sfrecciare su tutti i tracciati e tutte le strade di collegamento del gioco, che insieme creano un ecosistema coeso e vario, seppur in piena tradizione Mario.
Gli ambienti sono più o meno quelli che tutti conosciamo dai platform dell’idraulico baffuto, ma qui sembrano più vivi che mai grazie a una direzione artistica ispirata e a un comparto tecnico da applausi a scena aperta, soprattutto in modalità docked. Peccato che questo mondo sia in gran parte vuoto, visto che le attività secondarie che il giocatore può eseguire (dalla raccolta delle medaglie speciali dedicate a Peach fino all’accensione dei blocchi “?” sparsi per i tracciati e a una lunga serie di mini-missioni da completare in una manciata di secondi) sono quasi tutte vicinissime ai tracciati, mentre le aree tra l’uno e l’altro sono in sostanza prive di contenuti.

Non solo: non c’è un sistema per tenere traccia delle missioni completate e delle medaglie raccolte, né il gioco dice chiaramente quante ce ne sono sparse per l’intero mondo. Così, però, monitorare i progressi è semplicemente impossibile. Forse anche perché Nintendo non vuole che lo sia: l’open world sembra messo lì quasi a forza, un po’ per flettere i muscoli di Switch 2, un po’ per andare incontro a una fanbase che lo domandava da tempo e un po’ perché, in quel di Kyoto, pensavano che sarebbe stato bello lasciare ai giocatori qualche minuto per esplorare il Regno dei Funghi tra una corsa e l’altra, senza però considerare la naturale propensione al collezionismo dei suoi fan.

Accanto al Gran Premio, alla Sopravvivenza, alla Corsa a Tempo e all’open world, gli altri contenuti di Mario Kart World sono puro contorno. Ci sono le battaglie nelle arene, la parte di gran lunga meno ispirata del gioco, tanto che viene da domandarsi se, a questo punto, non sia preferibile semplicemente abbandonarle. E c’è il multiplayer, sul quale però non ci sono ulteriori considerazioni da fare rispetto a quelle che già valgono per il single-player. Semmai, è bello che Nintendo abbia mantenuto il multigiocatore locale in split-screen fino a quattro giocatori, vero cuore dell’esperienza famigliare di tutta la serie di Mario Kart e che qui si conferma funzionare alla grande, nonostante il blocco a 30 fps quando in pista ci sono quattro esseri umani.


Conclusioni

Mario Kart World è il miglior racing su kart degli ultimi anni, ma non certo il miglior Mario Kart di sempre. Affianca delle trovate semplicemente geniali - i piccoli ma essenziali cambiamenti al ritmo di gioco e al feeling alla guida, un pool di oggetti più permissivo e più ampio, una modalità Sopravvivenza capace di risucchiare ore e ore di gioco - con delle spigolosità che sono il frutto di una Nintendo che fa evidentemente fatica ad approcciarsi ad alcuni paradigmi del videogioco moderno, a partire dall’ibridazione tra la formula racing e il mondo aperto. È il Mario Kart che si guida meglio e (forse) quello con i tracciati migliori, ma paradossalmente i suoi Gran Premi sono meno incisivi non solo di quelli di Mario Kart 8, ma anche di quelli di Mario Kart 7 e del capitolo per Wii. L’enorme mole di contenuti, dal mondo aperto all’ampio roster di personaggi e costumi, non è ben gestita. O, almeno, non lo è per ora: con il tempo, siamo certi che le cose cambieranno. E, preso come un punto di partenza, Mario Kart World è molto promettente: potrebbe tranquillamente superare il predecessore e diventare la miglior esperienza racing di casa Nintendo di sempre. Ma ci vorrà tempo e, soprattutto, da parte della grande N ci vorrà la volontà di risolvere le storture strutturali che la prima versione porta con sé.

★★★★☆